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Fiabe

Un incantesimo inutile

La principessina Ilia era un pochino vanitosa.

Tutte le mattine, guardandosi allo specchio, diceva a gran voce: “Nel paese di Terrabruna come Ilia non c'è nessuna, perché è bella più della luna “.

Ma subito rideva: lo diceva più per scherzo che perché fosseveramenteconvin- ta . La sua risata argentina risuonava nelle stanze del palazzo reale e metteva tutti di buon umore: i maggiordomi, i cuochi e gli altri servitori, oltre naturalmente alle altezze reali, il re Sigismondo e la regina Clotilde.

Ilia era veramente bellissima: aveva grandi occhi azzurri che spiccavano su un visetto rotondo, il nasino era regolare, la bocca piccola e ben disegnata. La sua carnagione bianchissima ed i capelli color miele la rendevano luminosa e solare.

La principessina si faceva voler bene da tutti perché era sempre allegra e spensierata ed animava tutte le feste che si tenevano a corte.                 Proprio ad una di queste feste la fanciulla conobbe il bellissimo principe Rocco di Sansevero e se ne innamorò perdutamente. Ma questi era semre altero e sgarbato nei suoi confronti e non voleva assolutamente saperne di lei

Il principe non ricambiava il suo amore ed allora, vedendosi respinta, Ilia cominciò a diventare triste. Si chiuse in se stessa e, senza più voglia di mangiare e di uscire, trascorreva le sue giornate immobile e pensierosa dietro le finestre del castello.

Il re e la regina non sapevano cosa fare. Ilia appariva taciturna e disinte- ressata a tutto quello che avveniva intorno a lei.

Si fecero venire a corte i più grandi dottori del regno ma per tutti la dia- gnosi fu la stessa: la fanciulla soffriva di mal d'amore.

Il re promise allora di donare enormi ricchezze a chi fosse in grado di farla guarire ma, purtroppo, non esisteva nessuna medicina che potesse far guarire dalle pene d'amore! I suoi genitori, vedendola deperire di giorno in giorno, erano disperati.

Non c'era più sole in quella reggia, perché il sole lo portava con sé, ovunque andasse, la bellissima Ilia.Con la sua sola presenza era capace di sollevare gli animi, perché era lo specchio della felicità e della spensieratezza. Ma ora !...

Ora, purtroppo, sembrava solo l'ombra di quella che era stata un tempo! Così triste, cupa, spenta...

Quando qualcuno le si rivolgeva cercando di distoglierla dai suoi pen- sieri, lei, con gli occhi fissi nel vuoto, rispondeva:

“Per tutta la vita amerò il principe di Sansevero, dovessi restar chiusa per sempre nel maniero!”

E così fu. Si rinchiuse nel maniero, cioè nel castello, perdendo ormai tutte le speranze che lui si facesse vivo.

Un giorno però lo vide passare al galoppo sotto le sue finestre.

Scese in fretta le scale della reggia col cuore e le tempie che le battevano per la forte emozione, ma quando arrivò giù lui non c'era più. Cominciò a vagare, tutta immersa nei suoi pensieri.

Da quanto tempo non usciva! Era come se fosse stata lì nel castello da un secolo! Sentì l'odore dell'erba fresca, vide leggere farfalle volteggiare nell'aria, uccellini cinguettare felici sui rami degli alberi. Raccolse un fiore, lo annusò e poi se lo mise tra i capelli.

Le venne improvvisamente voglia di danzare, si tolse le scarpine ed im- maginò, di ballare, su quel prato, con il suo principe. Le parve di udire una musica dolcissima, ed intonò alcuni versi di una vecchia canzone: ”Amore mio, sei l'aria che respiro, vivo perchè ho te. Resta per sempre qui ad amarmi così “.

Dopo aver danzato leggera, si lasciò cadere sull'erba. Si accorse che aveva pensato, fino ad allora, soltanto alle cose materiali e futili ... i balli, le feste, i vestiti più eleganti!

Si rialzò, rimise le scarpine e camminò ancora, finché giunse nei pressi di una sorgente. Per qualche momento, tutta presa dalla contemplazione della natura meravigliosa, aveva dimenticato le sue pene d'amore.

Quando se ne ricordò si lasciò andare a questa invocazione: “Vorrei essere una spugna e assorbire in un istante tutta l'acqua della fonte, per gettar- tela sul cuore, arido e insensibile mio amore! Lo vedrei intiepidire e potrei forse ottenere che tu mi voglia finalmente bene!”

La strega Melagna, che abitava sulla montagna dalla quale sgorgava la sorgente, udì le parole della ragazza ed immediatamente la trasformò in una spugna. Poi le apparve e disse: ” Eccoti accontentata. Dopo che tu sarai imbevuta tutta d'acqua di sorgente, potrai schizzare addosso al giovane che ami. Quest'acqua ha il potere di rasserenare ed addolcire anche i cuori più ostinati. Funzionerà come un filtro magico: un filtro che lui non berrà , ma che verrà assorbito da tutti i pori della sua pelle e ti darà l'effetto voluto. Cambierà, ah, se cambierà ! E sarà proprio come lo vorresti tu: buono, gentile e soprattutto innamorato - e subito aggiunse , con un ghigno - di te, naturalmente.”

Poi continuò: ”Bada, però, che ogni cosa ha il suo prezzo: per questo lavoretto io voglio essere ricompensata. Dopo che avrai conquistato l'uomo che ami, dovrai essere a mia completa disposizione: una volta al giorno verrai qui da me “.

La fanciulla acconsentì e fece come le aveva detto la strega.

Quando il principe Rocco arrivò alla sorgente per dissetarsi e far bere il suo cavallo, improvvisamente Ilia, sotto forma di spugna, gli saltò addosso e lo bagnò tutto. Quell'improvvisa doccia lo stordì completamente, poi si riprese man mano e rendendosi conto di trovarsi in uno strano posto non si trattenne nemmeno un secondo di più , montò in tutta fretta sul suo cavallo e corse via a briglie sciolte .

Ilia riacquistò il suo aspetto e tornò a Terrabruna.

Poche ore dopo si presentò da lei il principe Rocco. Dopo essersi fatto annunciare, le si fece incontro sorridente e gentile come non lo era mai stato. Sembrava di colpo diventato un altro: il re e la regina si meravigliarono dell'improvviso cambiamento del giovane.

Quando fu al cospetto della principessina le baciò le mani e chiese al re suo padre il permesso di condurla nel giardino della reggia per conversare con lei.

Così i due giovani, rimasti soli, si confessarono reciprocamente il loro amore.

Da quel giorno furono sempre insieme, mano nella mano, a scambiarsi tenere promesse. I genitori della principessa furono contenti della sua ritrovata serenità. Ilia, infatti, ora appariva socievole ed estroversa come prima. Anche la sua vocina era tornata quella di un tempo: limpida e squillante, si udiva come allora risuonare nelle stanze regali e la servitù era soddisfatta e felice che la fanciulla avesse riacquistato la sua allegria.

Era ancora più bella: adesso una luce nuova traspariva dal suo viso, perché Rocco finalmente ricambiava il suo amore.

Sembrava ancora più luminosa e solare.

Ma una mattina, aprendo le finestre, Ilia notò un corvo che era appollaiato su un'ala del castello. Si ricordò immediatamente della promessa fatta alla strega: doveva andare tutti i giorni alla sorgente a servirla . Un brivido le percorse la schiena: come poteva sottrarsi a quell'obbligo? Lei non voleva assolutamente diventare la schiava di Melagna!

Come vide la principessa affacciata alla finestra del castello, il corvo gracchiò: “Vieni alla sorgente! La strega ti vuole, la strega ti aspetta!“

Un'idea le balenò improvvisamente nella mente:se avesse finto di non amare più il principe Rocco, forse la strega l'avrebbe lasciata in pace!

Così andò alla sorgente dove incontrò la strega .Melagna le disse: “Hai avuto quello che volevi ma hai dimenticato la tua promessa”.

Ilia le rispose: “Non l'ho dimenticata, penso solo che non sia più neces- sario mantenerla. Sai, mi sono accorta che provavo per lui soltanto attra- zione, non vero amore. L'acqua ha avuto effetto, lui si è innamorato folle- mente di me, ma io, sai .... sono sempre stata un po'capricciosa e volubile, lo sanno tutti e tu come strega, dovresti saperlo !”

La strega rimase di stucco alle parole della principessa, perché ci teneva molto ad avere un'aiutante come lei, che aveva sangue blu nelle vene!

Avrebbe fatto morire d'invidia le sue colleghe, che dovevano accontentarsi di uccellacci e di servette! Comunque non le fece alcun male e la lasciò andare.

Ora Ilia doveva, per il bene suo e del suo innamorato, allontanare per un po' Rocco dalla reggia perchè la strega non si accorgesse che la sua era stata solo una messinscena per non rispettare la promessa.

Così,da quel giorno, ogni volta che Rocco arrivava alla reggia per vederla, puntualmente si sentiva rispondere dai servitori che lei era a letto, oppure era impegnata, o semplicemente che non poteva riceverlo.

Convinto ormai, dopo diversi giorni, che lei non gli volesse più bene, sempre più innamorato, cominciò a vagare, triste e sconsolato, per il regno di Terrabruna.

Una mattina arrivò alla sorgente e, così come era successo a Ilia in preda allo sconforto, pronunciò queste parole :“Ah, se fossi una palla incandescente, brucerei più del sole e potrei prosciugare in un istante tutta l'acqua di questa fonte!

Calmerei così il mio stupido e incosciente amore per lei, che adesso più non mi vuole!”.

In men che non si dica, la strega , che aveva udito le sue parole, lo trasformò in una palla di fuoco che somigliava al sole. Questa si pose sopra la sorgente e interamente la prosciugò. Poi cadde nella fonte e roteò finché, senza più fiamme, fredda e spenta, rimbalzò e si fermò sulla stradina della montagna.

Come era successo per Ilia, la strega apparve al giovane e gli disse: ”Ti ho accontentato, ora merito una ricompensa. Riacquisterai il tuo aspetto se prometti di venire ogni giorno in questo posto a servirmi”.

Il giovane promise e ritornò come prima. La strega lo riconobbe: era il principe Rocco di Sansevero!

Incuriosita, gli domandò perché fosse così triste. Il giovane le rispose che la sua innamorata, la principessa Ilia del regno di Terrabruna, non voleva più saperne di lui.

Era per merito suo, pensò la strega, se adesso era così cambiato! Ora lei lo avrebbe avuto come aiutante...un aiutante di sangue nobile! Ma poi si chiese : “A cosa mi potrà servire un aiutante buono, generoso, dolce e comprensivo? Non sono queste – pensò– le qualità che possano andar bene ad un apprendista stregone!”

La strega decise allora di farlo tornare come era prima, insensibile e dal cuore di pietra. Non gli disse nulla, non rivelò che era lei l'artefice del suo cambiamento.

Stava proprio sul punto di pronunciare le parole che lo avrebbero sciolto dall'incantesimo precedente, quando ancora ci ripensò. Neppure le sarebbe servito farlo tornare come prima!

Le venne in mente un piano per... cogliere due piccioni con una fava.

Aveva nelle sue mani il bel principe... Ilia doveva esserne ancora innamorata ma lei aveva certamente mentito per sottrarsi al suo impegno!

L'avrebbe ricattata dicendole : ”Ho tra le mani il tuo principe. Scegli, se vuoi che rimanga così, oppure che torni come prima e non ti voglia più bene. Ricordati però della promessa.”

Così mandò il suo corvo al castello. Questo fece scivolare, dal becco, nelle mani di Ilia, un biglietto. La principessa lo aprì e lo lesse: ”Qui con me alla sorgente c'è il principe. Se non vuoi che gli sia torto un solo capello, vieni subito qui.”

La fanciulla si precipitò alla sorgente.I due giovani, non appena si videro, si gettarono l'uno nelle braccia dell'altro. Erano tutti e due in balìa della strega che non li avrebbe più lasciati andare!

Melagna, con fare minaccioso, disse: ”Decidetevi! O mantenete la promessa oppure farò tornare tutto come prima!”

Avrebbero dovuto acconsentire alla richiesta della strega e diventarne gli aiutanti ? Oppure far sì che tornasse tutto come prima, ma correre il rischio di perdersi per sempre?

Si diedero un lungo bacio e alla fine decisero che mai e poi mai sareb- bero diventati schiavi della strega!

Melagna, allora, con un ghigno malefico, pronunciò alcune parole all'in- dirizzo del giovane. E...meraviglia! Lo sguardo di Rocco non cambiò. Il principe aveva un sorriso che gli illuminava tutto il viso e i suoi occhi bril- lavano come stelle ... Questo significava che, a dispetto di tutti gli incantesimi della strega, lui si era, alla fine, veramente innamorato di Ilia!

Rocco diede un forte spintone alla strega. Questa cadendo, batté la testa su di un ramo di bianco spino e svenne. Il giovane sollevò tra le braccia Ilia, montò con lei sul cavallo e si allontanarono velocemente.

Quando Melagna rinvenne, non ricordò nulla di quello che era successo.

La strega ora è ancora là, sulla montagna dalla quale sgorga la sorgente ed è sempre alla ricerca di qualcuno che le faccia da aiutante ...

Ma ormai è un po' rimbambita, non ricorda più le sue formule magiche e, soprattutto, non può far più paura a nessuno!


Silvestra, la strega maestra

In una foresta
c'è la strega Silvestra,
ch'è un po' fuori di testa.
Vuol far la maestra
ma il suo sguardo è sinistro,
ha un fare maldestro,
le labbra sporgenti,
la lingua tra i denti,
i capelli spioventi,
le orecchie allungate
e le ciglia arcuate.
Con questo suo aspetto
lei non rassicura
e di andare alla scuola
nessuno si cura.
E allora a chi fa da maestra
la strega Silvestra?
Gli alunni ce li ha,
e son sempre presenti…
anche se sono solo … dormienti.
I ghiri dormiglioni
presenti alle lezioni
son proprio alunni buoni:
nessuno disturba
e lei che è un po' orba
sembra non se ne accorga
oppure fa finta
per non darsi per vinta.
Così , sopra un tronco,
che fa da lavagna,
lei traccia dei segni
con una castagna:
nessuno l' ascolta,
ma a lei poco importa
e a voce ben alta
ripete convinta
a quei ghiri sonnacchioni:
State attenti alle lezioni!
Poi spiega
parlando lei sola,
che il gallo non vola,
il sole riscalda,
la pioggia ci bagna…
Continua per ore,
finché soddisfatta
di quella lezione,
saluta la classe assopita
con un cenno delle dita.
Subito dopo però la invita
alla prossima lezione,
nel punto preciso dove sono le more.

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