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Anagrammi
di:
Maria Rosaria Longobardi
Edizioni dell’ Istituto Italiano di Cultura di Napoli
“Anagrammi”? E il pensiero corre immancabilmente all’enigmistica!
Un libro che laconicamente s’intitola “Anagrammi” desta non
poca curiosità e può facilmente trarre in inganno sul contenuto,
ma soddisfa pienamente l’intenzione di lanciare un messaggio intrigante,
intriso del fascino di cui l’enigmistica in genere è dotata. Da
oggi in poi, grazie al lavoro della nostra Autrice, ognuno dovrà sbirciare
tra le pagine per non giungere a conclusioni affrettate.
E prima di addentrarci nell’opera, è doveroso dare un rapido sguardo
al significato di anagramma ed al campo in cui esso affonda le radici , per
comprendere non solo la tecnica, ma lo spirito che ne sollecita la realizzazione.
L’Anagramma , dal greco anà “indietro” e gràmma
“lettera”, è un gioco di parole basato su un principio di
spostamento delle lettere, non propriamente un gioco semplice se si considera
che non si tratta solo di diverse combinazioni alfabetiche, come avremo modo
di constatare.
Da sempre l’enigmistica , di cui l’anagramma fa parte, è
stata associata al tempo libero rendendone in tal modo fortemente riduttiva
la valenza, riconosciuta oggi anche a fini didattici; ben lo sa chi opera nelle
scuola e necessita di una sempre maggiore varietà di strumenti per potenziare
l’azione educativa.
Le capacità intellettive richiedono allenamento perché conservino
elasticità e ne sia migliorata l’efficienza, ma gli strumenti messi
a nostra disposizione dalla tecnologia si sono dimostrati non sempre idonei
a tali fini; la mente non risulta tanto sollecitata quanto stressata dal loro
utilizzo.
E se non possiamo parlare di rischio in ordine al pericolo di atrofizzare le
facoltà mentali, in ogni caso gli sforzi sono sempre meno necessari e
vengono sempre più a mancare le necessità di industriarsi nella
risoluzione di problemi e di affinare gli strumenti operativi.
L’enigmistica ci viene in soccorso con una vastissima gamma di proposte
capaci di soddisfare le più svariate esigenze in ordine ad originalità
e creatività, nonostante i giochi enigmistici siano in qualche modo vincolati
a regole e schemi da rispettare.
E la veste moderna di tale Arte, non deve trarre in inganno sulla sua età!
Giocare con le parole è una pratica antichissima e le più remote
culture abbondano di enigmi : pensiamo agli indovinelli della Sfinge o alle
foglie della Sibilla cumana.
I giochi di parole hanno avuto addirittura una dignità letteraria presso
le antiche civiltà che diedero ampio spazio e grande importanza agli
enigmi tanto da necessitare il dettato di regole estetiche come quelle di Aristotele.
E, tra alterne vicende , l’enigmistica è approdata ai giorni nostri
con un incredibile carico di novità ed una sempre più numerosa
schiera di appassionati risolutori.
L’enigma è un breve componimento, spesso in versi, che propone
qualcosa da indovinare e fa parte di una categoria di giochi operanti sui concetti;
l’anagramma, a cui siamo più direttamente interessati in questa
sede, fa parte invece dei giochi che operano sulla parola e viene fatto risalire
al 300 a.C., inventato da Licofrone il Tragico.
La parola è l’elemento principe dell’arte di comunicare in
genere; è con la parola che manifestiamo agli altri i nostri pensieri
con una traduzione simultanea che chiama in causa non solo capacità ed
abilità, ma la personalità nella sua interezza.
La parola “madre del pensiero” da usare con parsimonia e prudenza
perché ne basta una in eccesso per essere fraintesi o in difetto per
non essere capiti.
Quando l’uomo ha creato i suoni e ad ogni suono ha associato un simbolo,certo
non sapeva che la scrittura sarebbe stata uno strumento di crescita e di evoluzione,
un’arma d’abbattimento e distruzione, tutto racchiuso in pochi caratteri
da combinare tra loro.
La parola è suscettibile di cambiamento e nel corso dei secoli ha continuamente
mutato il suo apparire assottigliando ed arricchendo di sfumature il suo significato.
E la parola si presta al gioco delle parti nelle mani dell’anagrammista:
si schierano le lettere, si contrappongono, s’amalgamano, si ricompongono.
Sembra un gioco, quello che, come l’anagramma , opera sulla parola, ma
quando si tenta di imitare l’Autrice ci si rende conto delle grandi difficoltà
che tale intervento frappone ad una soluzione valida ed accettabile.
Senza contare l’elemento poetico che trasforma il tutto in una composizione
poetica. E bisogna conoscerne tante di parole per padroneggiare un campo così
limitato qual è quello su cui si posa l’attenzione dell’Autrice,
formato da un nome ed un cognome ,a volte addirittura di poche lettere.
“ È l’unico libro degno di essere letto da un poeta …
è il vocabolario” sosteneva Theophile Gautier e condivido tale
affermazione pur non abbracciandone l’eccesso.
E di certo un patrimonio lessicale molto vasto aiuta l’Autrice a portare
avanti il suo discorso per appagare quella necessità di rinnovamento
fortemente sentita da tutti entro gli spazi del vivere quotidiano e per cui
ognuno usa le proprie abilità e capacità per soddisfarla, tendendo
all’originalità perché la propria personalità si
affermi tra tante contribuendo alla costruzione di un pensiero testimone del
tempo che viviamo.
Se prestiamo fede al principio oracolare dell’onomatomanzia per cui nel
nome è racchiuso un presagio , l’anagramma può rivelarci
le doti o il destino di una persona ed è in linea con detto principio
che opera la nostra Autrice. E realmente dalla costruzione di nuove parole spesso
vengono fuori chiari cenni di riferimento alla professione o a caratteristiche
peculiari della persona presa in esame.
Com’è possibile?
“Abbi ben chiara la cosa da dire : le parole verranno” ci risponde
Catone il Censore nella sua Ars Retorica , e non è detto che non sia
così, ma il mistero che aleggia ci coinvolge e spinge a formulare mille
congetture.
È solo un’anagrammista la nostra Autrice, dunque? Niente affatto,
e con perizia di analisi lo chiarisce Viviana Cianciulli che ha curato la preziosa
prefazione che di per sé basterebbe a delineare i tratti distintivi dell’opera.
Nei suoi testi, l’Autrice allarga il significato puramente denotativo
a quello connotativo fino alla costruzione di un quadro d’insieme di classica
bellezza al quale fa seguire una ricca nota di chiarificazione offrendo così
allo stupito lettore gli strumenti atti ad accostarsi alla sua arte. Sono a
dir poco strabilianti i risultati a cui perviene in un susseguirsi di “versi”,
ognuno diverso dall’altro, ma intimamente legati tra loro dal filo sottile
del potere interpretativo dell’Autrice.
“Leggere per credere” è il caso di dire perché solo
in tal modo si può penetrare la materia ed appassionarsi a quest’arte
che cattura e coinvolge all’istante. Immancabilmente ognuno di voi prenderà
la penna e proverà ad anagrammare nome e cognome alla ricerca dei segreti
in essi celati.
E ci sarà di certo una sorpresa per tutti.
Maria Rosaria mi ha riservato dediche e spazi nel suo libro sorprendendomi tanto
da farmi commuovere; la ringrazio e la invito, semmai ce ne fosse bisogno, ad
arricchire di nuove composizioni le sue pagine.
Può l’enigmistica trasformarsi in un’opera d’arte?
Si chiede Viviana Cianciulli nella prefazione ed io concordo con lei che è
possibile e Maria Rosaria Longobardi ce lo dimostra.
Ed ora una sorpresa!
SIGNORA, OBLIAR ORDA RIA, MA
DA ARA MIRA IL RAGNO BRIOSO ;
MANDAR ORA AI LARI SGORBIO
RARO; SOGNA RADIO, AMA LIBRI ,
SBARAGLIAR NOMI A.A. O ORDIR
OR ORA MIRABIL GRANDIOSA A
RMONIA, ARIOSA BALDORIA ,GR
ANI DAL ROSARIO BRAMA; GIRO
ARIA ARSA IN GOLA ; MORDI BOR
SA GRAMA ORBA D’IRONIA ; ORLI
RASO O NOBILI A DRAGAR MARI !
Perché di tanto insegnamento incominci a trarne qualche piccolo profitto!
Ad maiora
Anna Bruno
Favole
in Fiore
di: Maria Rosaria Longobardi
La Mongolfiera Editrice - pagg. 128
Intervento del professor Vittorio Pellegrino alla presentazione del libro "FAVOLE IN FIORE"
Ringraziando gli organizzatori di questo incontro per avermi invitato, sono lieto di introdurre la presentazione di un libro così diverso dal consueto: anzitutto per far apprezzare la creatività vivace di un'insegnante - Maria Rosaria Longobardi - che desidero stasera salutare quale mia allieva intelligente ed attiva; quindi per evidenziare il valore originale di questo messaggio che è indirizzato a tutti i discepoli di una Scuola virtuale, senza distinzione tra loro, che può permettere un rigoroso discorso sulle origini di noi tutti rievocando l'infanzia non come limbo felice ma quale momento capace di dissaldare e rinsaldare sensazioni e immagini di una prima fondante esperienza di vita infine, per rivendicare al "sentire" il limite dei fanciulli la spinta essenziale che l'affettività imprime quale motore del " riflettere" e del "pensare" successivo. Non si vive bene il momento logico se non si è vissuto bene il momento prelogico.
La precocità di un adultismo che riassuma i vari passaggi evolutivi non giova al soggetto . Anche nei casi nei quali il bruciare le tappe è stato coronato dal successo, c'è una parte di noi che non accetta sollecitazioni oltre misura ed è che, in linea generale la Scuola tende solo in questi ultimi tempi ad affrontare.
La Scuola è stata sempre stata vista come la "scuola degli aoristi" e non come Scuola dell'Affettività.
Questo libro nella sua agghindata semplicità rompe questo incantesimo "illuministico" della Scuola e fa rivivere con favole, fiabe e filastrocche la semplice fantasia dei fanciulli, che è ancora in noi, anche se narcotizzata da una sofisticata tecnologia, fantasia che, se adeguatamente stimolata, si autofeconda mirabilmente proponendo fantasticherie inconcepibili, facendo germinare cariche emotive e pulsioni che, nella norma, si dispongono ad autorettificarsi e a modellarsi reciprocamente e sotto l'impressione della realtà imminente, strutturano un primo abbozzo del senso critico. Siamo nati al pensiero da un'estasi di bellezza! La tendenza, che si conserva in noi, ad essere stupefatti, è la partre fanciullesca che rimane nel nostro profondo, e non solo come residuo dell'età infantile ma anche come vitalità perenne della nostra creatività. Così a fonte di frustrazioni, sempre possibili nell'avventurosa e fervida vita attuale, è spesso la creatività che attiva ed anima nuovi orizzonti e nuove prospettive.
La creatività è, in fondo, la capacità di cogliere da un dato percettivo della realtà la suscettibilità e viverla come novità, ristrutturando con originalità i dati reali con una logica che non è vacua e astratta come nei dissociati ma vissuta come prelogica stagione in comune con altri soggetti.
E' quello che ha compiuto la Signora Longobardi . Con una maestria non comune, è riuscita nella sua opera a tracciare un filo di raccordo tra le idee e le cose sì da rendere nuove anche le cose consunte formulando oggetti tra il fantastico ed il reale che riescono ad emozionarci. Le fate, le streghe, gli gnomi, incantesimi ed animali parlanti sembra conoscerli per la prima volta e invece sono ascosi nel nostro profondo quali parti di "quel mondo diverso che è posto di traverso" come esordisce l'Autrice in Piccole rime. Originale è poi il gioco delle parole, anatomizzate in diagrammi letterari composti e scomposti che dà luogo a fonemi e grafemi insospettabili che la Longobardi usa nella didattica perchè la espressività semantica venga appresa quale musicalità delle svariate voci. Questo scherzare con le parole indica che c'è qualcosa di "unico" anche nella finzione creata dall'Autrice. La originalità non sta solo nella metatesi, inversione di voci o di sillabe, ma in un articolarsi delle lettere quali engrammi in libertà. Se un soggetto riesce a giocare staccando a piacere ogni singola lettera, significa che ha un piano superarticolato di disponibilità per cui gli engrammi s'incontrano spontaneamente e, moltiplicando gli effetti, suscitano fascini nuovi. Ma la originalità del libro della Longobardi non si ferma solo all'aspetto formale. C'è anche un'originalità nel contenuto. Anzi, in qualche caso come quello dell'angioletto disceso dal cielo c'è un contenuto di valore che io recepisco "a più strati" permettendo ad ogni lettore di qualunque età di trovarvi il valore commisurato all'età che interessa. C' è anche la frustrazione dell'angioletto che, pur caduto dal cielo, non è creduta; quanta delusione esasperante in questo scenario d'umanità. Non si può non riandare al prologo di Giovanni: "In propria venit ed sui eum non receperunt". Interessante come proposta didattica è il lasciare alcune favole aperte a più soluzioni: è un metodo come lo "sceno- test" che potrebbe essere utilizzato in diagnostica come test proiettivo della personalità. La Longobardi ha dato un saggio della propria creatività al servizio di un'arte didattica che oggi non è di tutte le insegnanti. E il voto che formuliamo è che le favole in fiore sortiscano con la loro capacità di attrattiva, seducenti frutti di virtuosi propositi e di stimoli umani sin dalla tenera età acuendo la sensibilità con il rigore del pensiero e illuminando il pensiero con la fulgida luce del sentimento.
Vittorio Pellegrino
di Maria Rosaria Longobardi
("Omero" Anno V n.5 (24) pag. 9 -2005)
La si può definire l'apoteosi del mare quella che la poetessa Longobardi ha creato esaltando il mare: " Distesa di acqua infinita / a volte quieta a volte agitata / come la vita ". L'aver paragonato il mare alla stessa esistenza è motivo di particolare sensibilità, dato che lei riscontra analogie in entrambi gli elementi. La tipicità del mare sono le onde che, increspandosi lentamente in lontananza, mentre s'avvicinano alla riva diventano più impetuose, lei prosegue: " Anche la vita è percorsa da onde / son tanti gli affanni, le corse, i malanni / che lungo la vita s'incontrano con gli anni ". La variabilità marina è simboleggiata dall'evolversi dell'esistenza che, diuturnamente, deve affrontare momenti difficili, molteplici ostacoli,proposti dalla nevroticità della moderna società. E un vivere tumultuoso, altalenante, fra gioie, poche, difficoltà, molte. Osservando l'immensa distesa del mare essa suscita gradevoli sensazioni, pensieri, circa l'immensità marina e la pochezza umana. L' estate, in cui si può godere del gradevole sollievo del mare, fa esclamare alla poetessa: " Che bella è l'estate col mare lucente! ". Istintiva creazione poetica ispirata dalla grandiosità del mare che non può non affascinare per la sua perenne motilità.
Pacifico Topa
Recensione su Favole in fiore…fior
di favole
Ed.La Mongolfiera 2002 , pag.128
Le
poesie della professoressa M.Rosaria Longobardi sono rivolte prevalentemente
all'infanzia e alla sua evoluzione adolescenziale, non per deformazione professionale
ma per la capacità di attenta e dettagliata osservazione che la Nostra
pone nel visionare le cose meravigliose che la vita ci offre, sia nella commedia
che nella tragedia.
All'uopo citerei " LA VITA E' BELLA" di BENIGNI, il quale ha saputo
trasformare la tragedia della SHOAH " IN UN'ESILARANTE COMMEDIA che ha
riscosso l'universale consenso della critica più rigorosa.
I fanciulli e gli adolescenti, avendo dianzi a loro la vita tutta si accingono
per questo a viverla in armonia con se stessi e gli altri ( la natura): lo spirito
di cui l'Autrice investe tutte le sue prose ed i suoi versi è quello
che si può augurare ad ogni persona che si affacci alla vita con la speranza
di un mondo migliore, la capacità di stupire e di essere meravigliati
di ogni cosa, sia pur lieve, che la vita ci propone.
M.Rosaria Longobardi ci colpisce per la semplicità e la freschezza con
cui presenta situazioni quotidiane esperibili da persone di ogni ceto sociale
con l'entusiasmo di un bambino innamorato della vita.
La Nostra, quando ha iniziato a giocare con i versi lo ha fatto con l'occhio
e la mano rivolti a ciò che realmente la meravigliava: la bellezza del
creato, i grandi valori quali l'amicizia, la solidarietà, l'accettazione
della diversità come risorsa culturale ed umana. In ciò l'insegnamento
dell'emerito professore Vittorio PELLEGRINO, quale Direttore dell'Istituto "SCIUTI"
di Napoli per pluriminorati psicofisici, ha inciso profondamente nella sua coscienza
l'amore e la comprensione per tutte le creature.
Noi tutti sappiamo che i semplici non ostentano, ma devono essere ricercati
dagli altri, devono essere richiesti per essere riconosciuti affinchè
riescano a comunicare la passione che li anima, che è il senso stesso
della vita. Inoltre, per i semplici, l'unica ricompensa risiede nella virtù
e nel bene, quale fine ultimo del loro operare.
Ma occorrerebbe riconoscerne i meriti, apprezzarli, imitarli, leggerli affinchè
l'immenso amore che essi sono in grado di emanare possa lievitare tra le nuove
generazioni, spesso angosciate per un futuro ignoto o addirittura inesistente
e che non riescono più a vivere il presente con gli occhi semplici di
un bambino innamorato.
L'Autrice si è sempre proposta nella sua manifestazione poetica con pensieri
facilmente intellegibili, rendendoli melodiosi con rime assonanti e armoniose.
I suoi versi sono soprattutto letture per bambini e bambine " in pueri
homo" delle generazioni future, non perchè Ella non sappia proporsi
ad un pubblico adulto, ma perchè l'intuizione, la perspicacia, l'intelligenza,
l'affetto di cui è stata per anni testimone, lavorando con un'utenza
che ha amato, Le hanno fatto capire che la prima impronta per la formazione
delle coscienze avviene in tenera età.
Lavorare con i piccoli non è semplice, anzi è spesso arduo e difficoltoso,
ma il pregiudizio che offusca l'animo dell'adulto non esiste nei bambini, alieni
dalle sovrastrutture sociali che deformano le coscienze.
L'Autrice, svolgendo la sua opera didattica in zone molto deprivate, non si
chiede se il messaggio che Ella vorrebbe trasmettere possa essere recepito con
l'afflato umano che Lei intende infondervi. Eppure chi l'ha vista attiva nella
sua opera di educatrice, può capire con quanta fantasia, creatività
e fede Ella ha espresso tutto ciò che portava in sè: cultura,
senso di partecipazione alla vita gruppale, amore materno, rispetto verso i
minori, gli svantaggiati, i meno fortunati, i più bisognosi, tali da
farli diventare gli utenti protagonisti delle sue prose e delle sue poesie.
Mi chiedo: se Ella avesse rivolto la sua espressione artistica ad un pubblico
adulto che cosa ne avrebbe pensato? L'avrebbero letta e capita? Eppure la risposta
presuppone l'affermazione perchè la costanza della Nostra nel proporsi
condividendo ansie, gioie, timori e inquietudini dell'altro avrebbe riscosso
lo stesso consenso riconosciutogli dal piccolo pubblico.
I valori, in cui l'Autrice crede e che informano le sue opere sono inestimabili
e soltanto chi l'ha conosciuta e l'ha ripresa durante quella quotidianità
che agli occhi di qualcuno sembra quasi passare inosservata,
ha capito quanto slancio d'amore si nasconde dietro ogni sua azione didattica
ed umana , validando il suo operato e la sua opera letteraria quale stimolo
al perseguimento di questi suoi nobili ideali.
La redattrice
Dott.ssa Rosaria D’Ausilio
Favole…in fiore di M.Rosaria Longobardi
(Ed.La Mongolfiera , 2002)
Pag.128 Euro 10 www.lamongolfieraeditrice.it
“Un mondo diverso” è ciò che tutti vorremmo e se nella realtà non ci è dato averlo,ecco venirci in soccorso quello della fantasia che ci permette “superando ostacoli ed impedimenti” di ritrovarci “alla fine…felici e contenti”.L’invito dell’Autrice non è quello di approdare a conclusioni semplicistiche bensì di porsi in positivo di fronte agli avvenimenti ,e in tal modo viene colto il significato più profondo del testo fantastico in generale e della fiaba ,in particolare.
Con le “Piccole rime”l’Autrice introduce,con garbo e brio,alla lettura di racconti in versi,strizzando l’occhio anche alla Storia che,nel rincorrersi delle rime,si scrolla di dosso il peso del Tempo: le piramidi…sono ancora là e non mostrano i segni dell’età. E senza tempo sono le favole famose che vengono proposte in modo accattivante,offrendo un’ulteriore chiave di lettura per una conoscenza critica della realtà a portata di bambino.
Racconti fantastici e fiabe, in “Piccole storie in prosa e in rima”,aprono finestre dalle tendine rosa a cui affacciarsi per posare lo sguardo su un paesaggio seducente e vario dove “il leone non è così cattivo come sembra” e il confine è solo una linea immaginaria ,non più sinonimo di barriera.
La metafora del viaggio si snoda tra la necessità dell’andare e la maturità del ritorno e accompagna i personaggi a conclusioni ugualmente valide,anche se diverse:un Cubetto perfezionista e credulone, in cerca “del paese degli asini che volano”,giunge ad una meta che coincide con la scoperta della propria identità (Vi comunico la mia decisione di rimanere qui per sempre…firma:Cubetto Di Ghiaccio),mentre la Sirena torna “al suo scoglio forse un pochino delusa,ma certamente contenta di aver potuto soddisfare la sua curiosità”. Dal pancione di un salvadanaio stracolmo prorompe la voglia di libertà che “è un bene prezioso,a cui nessuno potrà mai rinunciare che sia un essere umano o altro…”.
E bisogna tenere in conto le opportunità che ci vengono offerte,guardandole in positivo e traducendo i cambiamenti in risorsa ,proprio come fa l’elefante Simeone che “con quelle piume sulla coda,sulle zampe fino alla testa era di certo l’animale più curioso della foresta”,ma poteva volare!
La trama delle fiabe proposte è ricca di personaggi e situazioni con incantesimi che nulla possono contro la volontà degli innamorati,elementi magici che intervengono a risolvere le intricate vicende ed ostacoli da superare a prova di coraggio ed abilità. Innegabile è il valore educativo del genere fiabesco a cui l’Autrice si affida per le finalità psicologico-cognitive oltre che linguistiche.
Evidente è l’intento di sollecitare la creatività dei piccoli lettori con itinerari proposti in termini di gioco , come è giusto che si proceda affinché l’intento del libro non sia puramente didattico.
Di sicuro effetto è il cantastorie Stornellino che propone un’alternativa alla narrazione traducendo con maestria le storie in versi .Le “Filastrocche”, poste a chiusura del libro,intraprendono un’allegra scorribanda tra le difficoltà ortografiche che tanto angustiano alunni e maestre ed offrono l’opportunità di superarle tra un esercizio di memoria ed una fresca risata per la rivolta delle parole maltrattate che chiedono rispetto ed attenzione.Dalla lettura di “Favole…in fiore”traspare la disponibilità sentimentale dell’Autrice verso il mondo dell’infanzia ed il desiderio non solo di regalare momenti distensivi,ma anche di mettere a fuoco problematiche ed indurre alla riflessione,con il garbo e la sensibilità di chi conosce il fantastico potere della parola e del verso, strumenti,al pari di una bacchetta magica, con cui affascinare,coinvolgere ed insegnare.
Prof.ssa Anna Bruno
Premiazione del testo musicale "La forza della scuola", al teatro Cimarosa di Aversa, il bambino con la maglia verde è il figlio Adriano.
Il mondo di Maria Rosaria Longobardi, espresso attraverso i suoi scritti, è sicuramente quello delle fiabe, ma ciò che maggiormente emerge è l'anelito nostalgico nei confronti della fanciullezza, intesa come mito al quale l'uomo dovrebbe tendere. Dall'eterno e stridente contrasto tra la realtà degli adulti e quella dei fanciulli, è quest'ultima ad uscirne sempre vincente, per semplicità, innocenza, tenerezza. In questo la Longobardi colpisce nel segno: salvare il mondo degli adulti immergendolo in quello dei fanciulli, per eliminare ogni logica di potere, di lotte, di sopraffazione, di profitto. Con l'inevitabile tono nostalgico degli adulti quando si riaccostano all'universo infantile, l'autrice trasforma la realtà umana, finendo per rivestirla ( mai travestirla) di tenera, commovente, dolcissima fanciullezza.
Alfredo Alvino
La gazzetta di Giugliano
Negli ultimi anni la lettura ai bambini e l'attenzione verso la letteratura a loro rivolta hanno avuto una grande rivalutazione e sia in famiglia che a scuola le esperienze di lettura si sono moltiplicate: si è sviluppata una teorizzazione del piacere nell'attività del leggere, in cui il libro è diventato un vero e proprio oggetto da amare. Tuttavia è decisivo però il ruolo dell'adulto, che deve essere in grado di offrire ai piccoli lettori libri di facile comprensione e capaci di attirare la loro attenzione e curiosità. L'adulto, dunque, deve saper riconoscere i punti forti e quelli deboli della comprensibilità di un testo e porsi così in grado di stimolare i giovani lettori e facilitare il loro accesso ai libri: egli non può improvvisare ma deve collocare i suoi interventi comunicativi al momento giusto, nel punto adeguato e con assoluta consapevolezza. L'autrice Maria Rosaria Longobardi, propone in “ Favole in Fiore” i modi in cui l'adulto può e riesce a mediare il rapporto tra il libro e il bambino ed evidenzia tutti i possibili interventi che favoriscono la comprensione. È per tali ragioni che il libro si propone come lettura assai interessante per le educatrici dei nidi e delle scuole dell'infanzia e per tutti coloro che si occupano di bambini.
Tatina ( Franca)
Il libro abitua i fanciulli al pensiero creativo, per la ricchezza di storie e testi fiabeschi ilari e giocosi e il lessico semplice e forbito. In Favole in fiore le fiabe e le favole , trasformate anche in filastrocche a rima baciata ed alternata , servono ad edulcorare la realtà che non è sempre così bella da raccontarsi. Le storie a lieto fine motivano ai grandi valori morali e sociali , quali quelli della solidarietà, della bontà e dell'amore. La molteplicità e la varietà di digrammi e 'paroline difficili' rendono quest'opera un valido supporto didattico per la Scuola Primaria. Rosaria D'Ausilio insegnante (3°Circolo Didattico di Melito di Napoli)
Commento inviato da:
Rosaria D'Ausilio