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recensioni
Simulazione e realtà - Carlo Roberto Sciascia
Dallo sfondo di drappi damascati, che si abbandonano in morbide
carezze, emerge una realtà fulgida dalle frementi vibrazioni;
e questo insieme, irreale nel suo realismo, in Salvatore D'onofrio
vive intensamente in un'unità scenografica molto spinta.
I vasi e gli argenti, i vetri e le ceramiche rimandano ammiccanti
e vividi riflessi di luce quali macchie di colore e di luce,
immerse in una teatralità calda e accogliente; e, catturata
l'attenzione del fruitore, l'artista può finalmente celebrare
la bellezza con pennellate sintetiche e fluide. Le visioni,
trasferite sulla tela ed elevate verso l'alto, tendono alla
glorificazione della forma ed alla esaltazione della sacralità
dell'istante fissato, mentre i caldi panneggi impreziosiscono
il tutto in un caldo abbraccio. La superficie pittorica si impregna
di terreno nella sua zona inferiore, pur non rinunciando ad
esaltarsi in brillantezze e lampi di colore, mentre la zona
superiore, eterea e sfumata, risulta meno definita, impalpabile
nel suo chiarore; D'Onofrio, in un estremo tentativo di combinare
grafismo, pittura e scultura, sviluppa un felice senso della
forma, mentre la materia corposa si sfalda in uno sfarfallio
di luce dal lirico accento.
Anche l'uso di ori e di argenti veri, se da un lato tendono
indiscutibilmente alla determinazione della sostanza, con i
loro scintillii ed il richiamo all'effimero, sottolineano la
presenza di attenti approfondimenti filosofici. Ovunque si avverte
l'esperienza plastica dell'artista accompagnata dall'urgenza
di sviluppare un discorso che, ricercando l'essenzialità
del reale, possa vivere in una profonda illusione al confine
tra simulazione e realtà. Salvatore D'Onofrio va alla
ricerca del "bello", dell'armonia del creato e, facendo
sua una frase dalla Summa teologica di San Tommaso D'Aquino
("Pulchra dicuntur quae visa placent", ovvero "belle
si dicono le cose che piacciono alla vista"), ritrae le
nature morte con tratti precisi e pacati cromatismi; e, se è
vero che "Il bello è una manifestazione di arcane
leggi della natura le quali, senza l'apparizione di esso, ci
sarebbero rimaste eternamente celate" (Goethe, Massime
e riflessioni), solo l'artista può attingere nel suo
intimo le energie da profondere per comporre insiemi equilibrati,
esaltanti per l'ampio respiro, che tendono all'astrattismo pur
restando saldamente ancorati alla rappresentazione reale. Il
segno, nella fluidità dei leggeri cromatismi, rifonda
i valori mentali e li riporta sul loro terreno originale, laddove
maggiormente è percepita la pienezza dell'essere, la
labilità dell'istante, l'illusorietà del mondo;
tutto è sospeso in un silenzio rispettoso che accompagna
la "scena" presentata. Anche la firma, apposta dall'artista,
diventa elemento dell'opera e completa quell'avvertito senso
di godimento, da parte dell'artista, nell'operare e quell'emozione
interiore nell'agire liberamente.I paesaggi, invece, dai tratti
sfumati e dosati ed all'apparenza pullulanti di vita, offrono
sensazioni
vibratili, mentre una tensione latente incombe su tutto; l'artista
attua così l'accentramento dell'osservazione che si dilata
verso il cuore della città fino a carpire l'intima unità.
In questa ricerca alquanto malinconica, si avverte quasi uno
smarrimento accentuato dalla visione "astigmatica"
e dal ricorso a segni gestuali, che si evolvono in tratti dall'appassionata
sinusoidalità e in volute elicoidali dal sapore pensoso.
Nei nudi, intensi nel gusto plastico, sono rappresentati, invece,
momenti di assoluto raccoglimento; Salvatore D'Onofrio, caldo
artista del Sud, penetra nell'intimità delle donne, viste
preferibilmente di spalle in atteggiamento assorto, ed accarezza
le morbide rotondità costruendo delicate volumetrie dal
contorno sinuoso. Le sue sanguigne colgono l'essenza della femminilità
nei volti delicatamente tratteggiati, esaltando le forme e le
curve in una illusoria luce crepuscolare. Il mito mediterraneo
è reso carnale. Sono le stesse divinità scese
sulla terra ad essere diventate donne permeate di palpitanti
sentimenti.